Interviste e video


La ”Retina D'Oro” ha tagliato un traguardo prestigioso: di anno in anno ha allargato i suoi confini imponendosi a livello internazionale
20 ANNI DI STORIA DEL NOSTRO BASKET
Il riconoscimento a Mario Draghi in occasione del decennale, la consegna a Papa Francesco per il ventennale: neII”aIbo d”oro del Premio, ideato nel 2000 da Mauro Rufìni e Giampiero Caneschi, tanti altri i nomi illustri, con Barack Obama in prima fila, insieme ai maggiori protagonisti della pallacanestro italiana. Ce li ricorda la testimonianza del Presidente del Premio e, in autunno, un libro e una mostra, "Caro Basket", con gli scatti di Pino Rampolla.
di Mauro Rufini
Basket Magazine- luglio-agosto 2021

Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport-CEI
La Retina d’Oro a Papa Francesco
Il prestigioso riconoscimento questo anno va a un amico dello sport
16 Giugno 2021
di Alessandra Valente


Nella newsletter del novembre scorso abbiamo raccontato la storia del premio “Retina d’Oro”, giunto alla sua ventesima Edizione, con una intervista al suo Presidente Mauro Rufini, ascoltando i motivi e i valori che lo hanno spinto ad ideare quello che è divenuto uno fra i più ambiti riconoscimenti nel panorama dei premi sportivi. Ora, nello scorso mese di maggio, un prezioso regalo ai fondatori della Retina d’Oro: l’incontro con Papa Francesco.
Mauro ce lo racconti?
Certamente.
E’ stato davvero un dono grande ed inaspettato l’incontro con Papa Francesco a cui abbiamo consegnato una copia personalizzata della nostra Retina, grati e commossi per questa opportunità.
Papa Francesco è un grande amico dello sport, che oltre al calcio ama anche il basket… l’unico sport che tende verso il cielo! Ma è tutta la Chiesa – come sappiamo e vediamo costantemente - che è vicina al mondo dello sport. E’ la storia di un lungo abbraccio e di un impegno che non è mai venuto meno.
Nel corso di due decenni di vita del premio abbiamo incontrato e sostenuto diversi progetti di solidarietà ed inclusione sociale attraverso lo sport. Papa Francesco ci invita a lavorare con lo sport in progetti educativi e di incontro, così come ci guida e ci richiama a vivere lo sport dentro un orizzonte più grande e vero, rispettoso di cosa sia l’uomo ed il suo desiderio di felicità più profondo.
I valori che da sempre animano il nostro premio sono in grande comunanza con il Magistero della Chiesa. Tra i premi speciali della Retina c’è il riconoscimento al vostro Ufficio nel 2012 e alla Fondazione Pontificia Scholas Occurrentes nel 2019, tangibili segni della presenza e del lavoro della Chiesa.
Volevamo idealmente consegnare a Papa Francesco la Retina d’oro per la Sua alta missione e testimonianza ed invece abbiamo potuto farlo personalmente.
Pochi giorni dopo il nostro incontro anche la Federazione Italiana Pallacanestro, con una delegazione, in occasione dei suoi 100 anni di vita, è stata ricevuta dal Santo Padre.
Nel suo saluto il Papa ha esortato i giovani a non abbassare lo sguardo. Lo sport aiuta a essere uniti e ad avere un obiettivo, una medicina per l’individualismo delle nostre società... "Attraverso l'impegno sportivo - ha detto - ricordate il valore della fraternità, che è anche al cuore del Vangelo". Un invito poi a fare squadra, con disciplina che il Papa ha definito “una scuola di formazione e di educazione, specialmente per i ragazzi e per i giovani. Li aiuta a capire quanto è importante imparare a mettere ordine nella propria vita.
C'è sempre un tiro a disposizione, non bisogna arrendersi mai, la vita è un cammino fatto di sconfitte e di vittorie, l'importante è non perdere la voglia di 'giocarsi la partita'. E capire che quando nella vita 'non hai fatto canestro', non hai perso per sempre. Puoi sempre scendere in campo di nuovo, puoi ancora fare squadra con gli altri e tentare un altro tiro". Parole vere, vive che parlano ad ognuno di noi
Quali sono i vostri prossimi impegni ed appuntamenti?
La presentazione in autunno del libro “20 anni di Retina d’Oro” che in continuità con quello del Decennale ripercorrerà i valori e la storia del premio, raccoglierà il pensiero e il contributo di tanti dei premiati, di grandi campioni e personalità del basket e dello sport, e delle istituzioni che ci hanno accompagnato in questa avventura. Sarà il nostro personale omaggio a questo magnifico sport, al mondo della palla a spicchi. E’ questo un evento già rinviato lo scorso anno per la situazione sanitaria, così come l’inaugurazione della mostra fotografica “Caro Basket” dell’amico e maestro Pino Rampolla. La nostra intenzione ed auspicio è di fare la festa del ventennale in presenza - come segnale di speranza e ripartenza anche per il mondo della pallacanestro, pesantemente colpito da questa pandemia.


MYAIRPORT- il magazine di Aeroporti di Roma dedicato a tutta la comunità aeroportuale.
Da Obama a Draghi a ogni top player il suo oro!
Storia de La “Retina
D’oro” e dei suoi vent’anni di vita.
Intervista a Mauro Rufini, ideatore della “Retina d’Oro”
Aprile 2021
di Maria Francesca Raiola
La Retina d’oro è un importante riconoscimento sportivo nell’ambito della pallacanestro.
Nato nel 2000, all’interno allora del gruppo UniCredit, dalla passione dei due ideatori Mauro Rufini e Giampiero Caneschi, con lo scopo di rafforzare i valori etici e sportivi di questa disciplina, il premio è una vera è propria rete da pallacanestro bagnata in oro e messa sottovetro.
Il premio ha avuto nel corso degli anni un crescente successo e apprezzati riconoscimenti anche in Euroleague e NBA, acquisendo prestigio e coinvolgendo altri sponsors. Proprio in occasione dell’imminente uscita del libro “20 anni di Retina d’Oro” abbiamo intervistato l’autore Mauro Rufini che anticipa in esclusiva per MyAirport alcuni contenuti della sua opera.
Nell’Albo d’Oro del Premio figurano grandi personaggi delle istituzioni, dello sport, e campioni nella vita, tra cui: l’ex presidente degli Stati Uniti Obama e Mario Draghi, entrambi grandi appassionati di basket avendolo praticato in gioventù. Tra i premiati Giovanni Malagò, presidente del Coni, Luca Pancalli del Cip, Walter Veltroni, Gianni Rivera, Dan Peterson, Dino Meneghin, Dejan Bodiroga, Ettore Messina, Sergio Scariolo, Marco Belinelli, Danilo Gallinari e tanti altri ancora, ma anche fondazioni, associazioni, istituzioni che sostengono lo sport e il suo alto valore umano e sociale. Questo libro raccoglie le testimonianze, come sottolinea Rufini, dei momenti più belli dei vent’anni della presenza di un’icona sportiva: la Retina d’Oro.
Innanzitutto a quali valori s’ispira il Premio la Retina d’Oro? E cosa l’ha spinta a ideare un premio, divenuto negli anni sempre più ambito e prestigioso?
Il premio nasce nel 2000. All’origine c’è innanzitutto la passione e un amore sconfinato per la palla a spicchi. Si tratta di un impegno e una scommessa vinta, che ha colmato un vuoto nel panorama cestistico nazionale. Volevamo un evento unico nel suo genere, un premio che valorizzasse le forze vive del basket: dare impulso a tutto il movimento, in particolare a quello giovanile, facendo emergere i valori positivi dello sport e della pratica sportiva. Un riconoscimento alla tecnica, ma soprattutto ai valori e alle qualità umane dei premiati. La sfida educativa dello sport ci ha interrogato e provocato non poco. Sentivamo la profonda esigenza di generare attenzione sui temi sociali, aiutando a realizzare progetti d’inclusione come le straordinarie esperienze del basket in carrozzina e il progetto “Il Filo dal Canestro” Basket, Autismo e Disabilità, con l’obiettivo in questo caso di offrire alle persone con autismo la possibilità di vivere nel gruppo dei coetanei un’esperienza sportiva attraverso il basket.
Tutti progetti per uno sport veicolo d’inclusione sociale e di abbattimento delle barriere.
Può anticipare per sommi capi il contenuto del suo libro? E avrà luogo, quest’anno, la Premiazione della Retina d’ Oro?
Il libro avrà un titolo semplice ma efficace “20 anni di Retina d’Oro” e in continuità con quello del Decennale ripercorrerà la storia e le tappe del premio, i valori, la sua originalità nel panorama dei premi sportivi, ma non solo perché raccoglierà il pensiero, gli avvenimenti e il contributo di grandi campioni e personalità del mondo del basket e dello sport, insieme al ricordo di tanti dei premiati, delle persone e delle istituzioni che ci hanno accompagnato in questa bella avventura con qualche aneddoto e curiosità, oltre ad una breve galleria fotografica. Sarà il nostro personale omaggio a questo magnifico sport, al mondo della palla a spicchi. La nostra intenzione è di fare possibilmente in presenza sia la festa del ventennale con la presentazione del libro e inaugurare la mostra fotografica “Caro Basket” dell’amico e maestro Pino Rampolla, sia
la premiazione della “Retina D’Oro 2021” come segnale di speranza anche per il mondo della pallacanestro, pesantemente colpito da questa pandemia. Ma tutto è legato all’evolversi della situazione sanitaria, che come vediamo è ancora molto critica e piena d’incognite.
Tra i premiati della Retina D’Oro vi sono stati ex giocatori di basket divenuti rilevanti personalità come l’ex presidente Obama e il Presidente del Consiglio Mario Draghi, a proposito del nostro Premier può raccontarci qualche aneddoto?
Della premiazione di Draghi, nel dicembre 2009 a Palazzo Koch ho un bellissimo ricordo. La riconoscenza dell’allora Governatore, la nostalgia e l’entusiasmo con cui aveva praticato questo bellissimo sport e le parole che ci consegnò allora, sono attualissime e profetiche, visto il compito che sta svolgendo alla guida del Paese. Per quell’occasione ci disse: “Saper fare squadra è la prima virtù, si deve aver volontà di vincere e non si deve temere di gettare il cuore, quando occorre, aldilà dell’ostacolo”. Insegnamenti da coltivare, nello sport come nella vita civile.
Quali categorie del Basket vengono premiate?
Il premio inizialmente prevedeva le sole categorie tecniche (allenatore, giocatore e squadra), alle quali si sono aggiunti praticamente da subito anche i premi speciali, una sorta di “Oscar” del basket; per tutte le altre componenti vitali del mondo del basket, come dirigenti, arbitri, medici sportivi, altre figure societari, giornalisti, costituendo nel 2007 alcune sezioni più specifiche come “Comunicazioni e Media” e quella “International”, qualche anno dopo “le Dinastie del basket”, oppure creando premi ad hoc come la “Retina Prestige” al’ ex Presidente degli Stati Uniti Obama o il “Premio unico del Decennale” a Mario Draghi, entrambe personalità di caratura mondiale e appassionate di questo sport.
Sig. Rufini, può raccontarci il suo percorso esistenziale nel Basket? Si sente soddisfatto del percorso umano e professionale finora svolto?
Ho trascorso la mia vita lavorativa per più di quattro decenni nel settore della finanza e delle banche con importanti incarichi professionali e sindacali; ma ho anche un passato, ormai lontano di giocatore e allenatore di pallacanestro. Questo amore per il basket, questa passione mai sopita mi ha spinto a ideare nel 2000 il premio “Retina d’Oro”, un appuntamento che nel corso degli anni ha acquisito sempre più prestigio varcando i confini nazionali per raggiungere prima l’Europa, poi l’America e l’NBA. Sono orgoglioso e grato del percorso fatto, di questa splendida avventura, e mai avrei immaginato un esito così sorprendente, aver vissuto momenti indimenticabili, incontrato tanti personaggi e storie straordinarie di campioni dello sport e campioni nella vita. Rifarei praticamente davvero tutto.
Perché secondo lei la pallacanestro non è considerata in Italia allo stesso livello degli Stati Uniti, patria dell’NBA? Eppure grandi campioni come il compianto Kobe Bryant hanno mosso i primi passi e si sono formati in Italia…
In Italia il calcio la fa da padrone su tutti gli altri sport, questa è la verità. È l’unico sport che viene trasmesso continuamente, che va su tutte le pagine sportive e mediatiche più importanti e cattura tutte le risorse. Il basket è riuscito a essere il primo sport dopo il calcio come popolarità, ora non più, e siamo sempre distanti anni luce. Purtroppo non esiste un sicuro metodo di lavoro e di crescita del basket italiano, manca una vera programmazione, investimenti, una visione del futuro da parte di tutte le componenti di questo mondo. Se ci fosse sarebbe importante anche il presente. Occorrerebbe investire sulla popolarità e la presenza della pallacanestro nelle scuole e nelle università, tutto ciò porterebbe nuovi giovani e giocatori, tifo, atmosfera e prestigio.
Che differenza c’è tra il sistema italiano e quello americano?
I ragazzi italiani che escono dalle giovanili non hanno possibilità di essere formati come a esempio succede ai ragazzi americani nei college. Si disperdono i talenti. Qui sta una prima differenza con l’America. I nostri giovani hanno difficoltà anche nei campionati di B e C, nella tenaglia delle società per non retrocedere o per essere promossi. Bisogna avere il coraggio di far giocare i giovani, ma tanto coraggio in giro non lo vedo. Nonostante una buona scuola di allenatori, il livello tecnico italiano è un pò in ribasso, con l’immissione di mediocri giocatori stranieri e per l’impreparazione di molti italiani. Abbiamo un campionato dove tutti fanno le stesse cose e non si distingue il lavoro del coach, se non in rarissimi casi. Negli Usa attorno al basket c’è interesse, business, popolarità e spettacolo. Quando pensi alla pallacanestro, il primo Paese che ti viene in mente è l’America, dove c’è l’NBA che ne ha fatto un fenomeno planetario. Il basket rispecchia l’anima delle città, di chi le abita e le vive. Un esempio su tutti, l’ex presidente Obama che ha creato un campo alla Casa Bianca, non avendo mai smesso di amare questo sport.
Di quale squadra italiana di pallacanestro è tifoso? E di quale dell’NBA?
Amo il basket in modo viscerale e da inguaribile amante di tutto quello che è questo sport, non ho una vera e propria squadra del cuore. Essendo romano la squadra che mi ha accompagnato di più, che ho seguito con più partecipazione, è certamente la Virtus Roma che, meno di 40 anni fa quando si chiamava Banco Roma, riuscì a vincere campionato, coppa campioni e coppa intercontinentale. Purtroppo pochi mesi fa la società è entrata in crisi, rinunciando al campionato ed è andata incontro alla scomparsa: triste epilogo di una crisi che durava da tempo. In NBA seguo i Lakers di LeBron James e del compianto Kobe Bryant, uno dei più grandi e amati campioni di sempre, che aveva l’Italia nel cuore, avendo mosso nel nostro Paese i primissimi passi di una lunga e leggendaria carriera. Ammiro e seguo anche i Raptors di Toronto città dove nel 2007 è sbarcato, nell’ NBA, il Premio Retina D’oro.
Può raccontarci qualche breve episodio avvenuto nel corso degli anni?
Si, c’è un episodio, un momento del percorso che ha fatto il nostro premio che reputo molto significativo per la nostra storia. E’ quando nel settembre del 2018 la Retina d’Oro è arrivata a Ginevra nella sede della FIBA, la Federazione Internazionale del basket per l’incontro e la premiazione ai massimi dirigenti di allora. Dal lato sportivo essere stati accolti e ospitati nella casa mondiale del basket è stato per noi motivo di orgoglio e grande soddisfazione, consapevoli di aver costruito un pezzetto di storia del movimento e aver realizzato qualcosa di unico nel suo genere.

Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport-CEI
Intervista a Mauro Rufini, ideatore della “Retina d’Oro”
Più che un premio, una tradizione diventata in poco tempo storia del basket
23 Novembre 2020
di Alessandra Valente


Abbiamo intervistato Mauro Rufini Presidente del premio internazionale “Retina d’Oro” che quest’anno ha compiuto 20 anni di vita. Un traguardo ed una ricorrenza che doveva essere celebrata con una serie di importanti eventi, tra cui una Special Edition,ma rinviata a tempi migliori a causa dell’emergenza sanitaria. Raccogliamo in questa intervista una bella storia di basket e una grande passione verso lo sport della palla a spicchi.
Mauro Rufini, 64 anni, una vita lavorativa trascorsa per più di quattro decenni nel settore della finanza con importanti incarichi sindacali e professionali, ma anche un passato, di ex giocatore e allenatore di pallacanestro. E un amore sconfinato per il basket che lo ha spinto a ideare nel 2000 un evento unico nel suo genere: il premio “Retina d’Oro” un appuntamento prestigioso che ha varcato i confini nazionali per raggiungere prima l’Europa, poi l’America e l’NBA. Un premio divenuto un riconosciuto marchio di qualità ed eccellenza del basket italiano e non solo. Come ha sottolineato il leggendario Dino Meneghin … la Retina d’Oro è una tradizione diventata storia del basket nel giro di pochi anni. Roma, Milano, Toronto, Mosca, Madrid, Barcellona Istanbul sono state alcune delle tappe che il Premio ha toccato in questi anni.
Mauro, cos’è il basket per te e perché questo premio ?
E’ soprattutto una passione senza limiti di tempo e di spazio per una disciplina sportiva giocata in ogni angolo del globo. Quando ho ideato la Retina d’Oro non avrei mai pensato a questi risultati. Con la Retina d’Oro siamo andati oltre l’aspetto puramente agonistico, ci siamo interrogati sulla sfida educativa dello sport, per far emergere i valori positivi dell’ attività sportiva. Riconoscimenti alla tecnica, ai risultati sportivi ma anche e soprattutto ai valori etici e alle qualità umane e morali dei premiati. In questi anni poi, come parte integrante della nostra “mission” abbiamo sentito forte l’esigenza di generare attenzione su temi sociali, aiutare e realizzare progetti di utilità sociale come le straordinarie esperienze del basket in carrozzina, o come il progetto Il Filo dal Canestro – Basket, Autismo e Disabilità - con l'obiettivo di poter offrire alle persone con autismo la possibilità di vivere nel gruppo dei coetanei un'esperienza di sport attraverso il basket. Tutti progetti per uno sport veicolo d’inclusione sociale e di abbattimento di tutte le barriere.
Chi sono alcuni dei premiati ?
Nell’Albo d’Oro del Premio sono entrati grandi personaggi delle istituzioni e dello sport …campioni dello sport e campioni nella vita: il presidente Usa Obama, Mario Draghi, che ha un passato giovanile da cestista, Giovanni Malagò, presidente del Coni, Luca Pancalli del Cip, Walter Veltroni, Gianni Rivera, Valerio Bianchini, Dan Peterson, Dino Meneghin, Dejan Bodiroga, Ettore Messina, Sergio Scariolo, Marco Belinelli, Danilo Gallinari ma anche fondazioni, associazioni, istituzioni, e il vostro Ufficio della Cei che nel 2011 ha ricevuto il premio per il prezioso contributo che la Chiesa Italiana da al mondo dello sport.
Quali sono i valori del premio ?
I valori che animano il nostro premio sono in grande sintonia con il Magistero della Chiesa. Il documento “Dare il meglio di se” e le parole di papa Francesco sul valore dello sport ben evidenziano il valore assoluto dello sport come strumento educativo, di incontro, formazione, missione. Vogliamo far emergere, diffondere e sostenere esperienze in tale direzione premiando chi con l’attività e l’impegno ha indicato e messo in risalto la valenza e la proposta educativa della pratica sportiva. Un premio che idealmente consegniamo anche a Papa Francesco grati per la Sua alta missione e testimonianza.
Per il futuro cosa prevedete? Un messaggio per il basket e lo sport in questo particolare momento… e un sogno nel cassetto ?
Mi permetto di prendere a prestito il vostro progetto di cultura e pastorale dello sport Sport 4 Joy per dire Basket 4 Joy …La pallacanestro per noi il gioco con la G maiuscola, è gioia, gioia di giocare, di farlo insieme con tanti ragazzi e adulti che sono stati catturati da questo splendido sport di squadra.
Quello che stiamo vivendo è un delicato e difficile per tutti, inutile negarlo. Difficile per i ragazzi che sono costretti a stare lontani dalla pallacanestro e da uno sport che dà molto alle loro vite dal punto di vista umano. Difficile altresì per chi ne ha fatto un mestiere oltre la passione. Il basket e lo sport non sono finiti e non finiscono. Questa situazione esige un cambio di prospettiva, dovremmo imparare a vedere lo sport sotto una luce diversa, e utilizzare ogni singola occasione per migliorare ed intraprendere un percorso di crescita come atleti, allenatori, dirigenti … come persone perché lo sport migliora le nostre vite.
E terminata questa difficile fase …ci faremo trovare pronti!
Tra i sogni nel cassetto ce n’è uno in particolare: vorremmo portare stabilmente la Retina d’Oro in America! Il basket e’ in ogni parte del mondo ma quando pensi alla pallacanestro il Paese che ti vien subito in mente e’ l’America dove c’e’ l’NBA e il basket rispecchia l’anima delle città, di chi le abita e le vive, dove un ex presidente come Obama non ha mai smesso di amare – come noi – questo sport al punto di aver messo un campo di basket alla Casa Bianca.


Consulenza finanziaria indipendente e non solo…
20 gennaio 2020
di Mauro Rufini
Responsabile Nazionale Lavoro Autonomo del settore finanziario Felsa Cisl

La consulenza finanziaria indipendente, con le scf e i consulenti finanziari “autonomi”, in un contesto normativo che ne ha finalmente riconosciuto il loro ruolo, ha rappresentato nel corso dell’anno appena trascorso l’indubbio elemento di novità e l’inizio di una nuova fase.
Il 2020 si presenta quindi come un anno che servirà a far conoscere meglio agli investitori questo nuovo modello di advisory e il pieno sviluppo della finanza indipendente, in un mercato che procede a rilento, potrà diventare una potenziale tempesta perfetta. Perché?
Proviamo a fornire alcuni essenziali elementi e caratteristiche per una corretta conoscenza di questo modello, ancora sconosciuto a gran parte del mercato e alla maggioranza degli investitori.
Chi è il consulente finanziario autonomo? Questa figura, intesa sia come persona fisica, sia come parte integrante di una società, va inserita nel novero delle professioni intellettuali. Come un commercialista o un avvocato, opera in assenza di conflitti di interesse, senza “toccare” il denaro dei clienti che rimane presso la banca o gli intermediari di loro fiducia, fornendo le proprie raccomandazioni e prestando un servizio remunerato esclusivamente dal cliente. Non può, per legge ed eticamente, ricevere alcun compenso da nessun intermediario come banche, sgr, sim o compagnie assicurative. Questi professionisti prestano esclusivamente consulenza e assistenza ai loro clienti accompagnandoli in tutte le scelte di carattere patrimoniale, finanziario ed economico.
La maggiore trasparenza richiesta dalla Mifid 2 consente agli investitori di conoscere il vero costo dei servizi bancari e finanziari attraverso le lettere di rendicontazione, tutto ciò va nella direzione dei principi della consulenza indipendente. Questo professionista operando in assenza di conflitto di interesse non vende e non distribuisce prodotti, ha quindi la possibilità di consigliare qualunque prodotto o strumento vantaggioso ed efficiente presente sul mercato, svolgendo analisi approfondite sugli investimenti esistenti e predisponendo le strategie di investimento più adeguate per il raggiungimento del corretto livello di rischio e di protezione adeguata del patrimonio.
Il servizio è rivolto sia ad investitori privati sia ad aziende, come anche a clientela istituzionale.
Siamo all’inizio di un processo estremamente importante, soprattutto per i risparmiatori italiani che potranno finalmente scegliere a quale tipo di consulente affidare i propri patrimoni e beneficiare di un servizio di consulenza slegato dal sistema distributivo.
L’ultimo rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane evidenzia come 4/5 degli intervistati non sa come viene remunerato il proprio consulente o addirittura pensa che il servizio di consulenza sia gratuito. Il 50% degli investitori interrogati, di qualsiasi età, provenienza geografica, classe sociale e livello di istruzione, è disposto a pagare una parcella per un servizio di consulenza finanziaria slegato dalla distribuzione. Una finestra straordinaria per il modello fee only.
Una indipendenza soggettiva, ossia non solo il servizio che il consulente presta al cliente, ma il consulente stesso, un requisito strutturalmente previsto dalla normativa per il quale il venir meno si può essere radiati dall’Albo.
Il quadro contrattuale dell’operatore delle reti invece è sostanzialmente predeterminato, standardizzato.
Quello dell’operatore indipendente è tutto da creare e personalizzare. Il professionista deve definire la propria practice, i propri servizi, in quale modo si rapporta al cliente, in quale modo farsi pagare. Per il consulente finanziario indipendente l’unico valore è quello della consulenza stessa.
Una consulenza di qualità, la formazione e l’autoformazione si rendono necessarie per il consulente finanziario indipendente con anche uno scopo sociale: essere educatori finanziari all’interno del mercato.
Il sindacato guarda con grande interesse ed attenzione all’affermazione di questo modello, perché più attori in gioco rendono il mercato più aperto e democratico. La Felsa Cisl che ha la rappresentanza del lavoro autonomo di tutte le professioni del settore finanziario con questa tipologia di lavoro, attraverso vIVAce, una associazione e community di lavoratori indipendenti e delle nuove professioni, offrirà loro una interlocuzione istituzionale, tutela e servizi attraverso politiche per la costruzione di un welfare ad hoc.
Per tornare alla consulenza finanziaria indipendente, siamo in ritardo di almeno dieci anni rispetto ad altri Paesi finanziariamente più evoluti del nostro. Basti pensare che negli Stati Uniti un americano su due si rivolge ad un consulente indipendente per pianificare le proprie scelte finanziarie. In Inghilterra la Retail Distribution Review del 2013 ha accelerato il passaggio verso un modello più trasparente, governato da logiche che servono l’interesse ultimo degli investitori.
Guardando il rovescio della medaglia chissà se questo nostro ritardo rappresenta una occasione unica per affermare un modello più trasparente, aperto e sano di mercato finanziario in Italia?


Consultique - 6° Congresso Nazionale
Un nuovo Albo per i Consulenti Finanziari indipendenti
settembre 2016
intervista a Mauro Rufini


Felsa CISL - Seminario su
Promozione e consulenza finanziaria in Italia
Quali norme per la professione
21 gennaio 2015
intervista a Mauro Rufini

Il Rapporto di Lavoro dei Promotori Finanziari
25 febbraio 2014

Il settore del lavoro autonomo del comparto finanziario sta vivendo una fase molto complessa e dinamica. I continui interventi normativi in sede europea e le recenti indicazioni della Banca d’Italia in materia di remunerazione stanno suscitando un grande ed inaspettato dibattito.
In questo quadro si inserisce la pubblicazione della Felsa Cisl realizzata con la collaborazione di Fiba Cisl “Il rapporto di lavoro dei promotori finanziari” dedicato ad una categoria di lavoratori che “gestisce” il patrimonio di migliaia di famiglie italiane con un poco chiaro riconoscimento normativo e nessuna tutela. Il video contiene un’analisi del settore svolta da Mauro Rufini, responsabile nazionale dei promotori finanziari nella quale viene ribadita la necessità di un contratto collettivo per la categoria.
